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Vaccini obbligatori: niente scuola per i bimbi non in regola

Da oggi i bambini sotto i sei anni non in regola con le vaccinazioni non potranno essere ammessi in aula. È infatti scaduto il 10 marzo il termine che era stato dato alle famiglie per mettere in regola i propri figli con le disposizioni ministeriali sui vaccini obbligatori.

Lo aveva ribadito qualche giorno fa Licia Cianfriglia, responsabile delle relazioni istituzionali dell’Associazione Nazionale Presidi. L’applicazione del decreto da oggi può aver portato molte scuole a sbarrare le porte ad oltre 30mila bambini. E già sono 8 quelli che oggi non sono stati fatti entrare negli asili nido e nelle scuole materne di Milano e Sulmona (L’Aquila) perché non in regola con la documentazione.

Obiettivo raggiunto per l’Istituto Superiore della Sanità

I dati della situazione attuale sarebbero confortanti per l’Istituto Superiore della Sanità.

Così infatti si è espresso Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss: “Per l’esavalente siamo sopra il 95% dei bimbi vaccinati, quindi la soglia fatidica che permette l’immunità di gregge è stata raggiunta. E per il morbillo abbiamo avuto una crescita di circa il 6%, quindi anche in questo caso ci avviciniamo a quella soglia”. I numeri dimostrano, ha continuato, che le vaccinazioni sono aumentate e questo era l’obiettivo del decreto, non punire i genitori inadempienti. Perché i vaccini sono innanzitutto un diritto”.

Le percentuali confermerebbero il raggiungimento della soglia di sicurezza. Si tratta comunque di dati non completi, perché riguardano solo alcune regioni: quelli definitivi arriveranno tra circa un mese.

Cosa accade da oggi? 

La scadenza del 10 marzo è stata ritenuta improrogabile, perciò dal 12 marzo scatteranno le sanzioni previste. Ma i tempi in cui si completerà l’iter che potrebbe portare all’esclusione dalle scuole dei bambini non in regola con le vaccinazioni dipendo da vari fattori. I tempi saranno più rapidi nelle Regioni che hanno già un ‘anagrafe delle vaccinazioni. In ogni caso, a partire da oggi e fino al 20 marzo i dirigenti scolastici potranno inviare alle famiglie la comunicazione formale di invito a provvedere alle vaccinazioni.

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Che cosa accade ora? Se i bambini non sono in regola, resteranno iscritti ma le scuole saranno costrette a sospendere il servizio per i bambini da 0 a 6 anni; nella scuola dell’obbligo verranno avviate le sanzioni pecuniarie da 100 a 500 euro. Chi non è in regola, dunque, presto non potrà entrare a scuola.

La guerra dei vaccini è in pieno corso

Intanto la protesta non si ferma. Negli ultimi giorni alcune città in Toscana sono state tappezzate di cartelloni con messaggi del seguente tenore: “Vaccinarsi è un’azione volontaria non esente da rischi. Informati prima di vaccinare tuo figlio”. L’iniziativa prevede la diffusione di questi manifesti con modelli grafici coloratissimi e 8 motti no-vax. I manifesti stati firmati da Comilva, Coordinamento del movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni.

Il tema dei vaccini obbligatori ha creato un forte stato di tensione. Nei mesi scorsi si è assistito ad una vera e propria mobilitazione da parte di coloro – e sono tanti – che temono che la salute dei propri figli possa essere invece gravemente compromessa proprio dai vaccini. Timori infondati? Non proprio, se si contano i casi giudiziari che hanno accertato la valenza lesiva di alcuni vaccini sui più piccoli.

La spaccatura tra i sostenitori del “no-vax” e chi invece ha deciso di assicurare tutti i vaccini ai propri figli ha portato ad una vera e propria guerra anche all’interno delle famiglie. Proprio in questi giorni il Tribunale di Nuoro ha accolto il ricorso di un padre autorizzandolo a fare le vaccinazioni obbligatorie alla figlia di tre anni e mezzo contro il parere della madre.

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Sono 30mila i bambini non in regola

Secondo alcune stime sarebbero almeno 30mila in tutta Italia i bambini ancora non in regola. Di questi non possiamo ancora sapere quanti non sono stati ammessi a scuola, perché ogni Regione adotterà provvedimenti diversi.

I numeri sono stati ricostruiti alla vigilia del 10 marzo da Carlo Signorelli, già Presidente della Società italiana di Igiene: “Al momento numeri certi non ce ne sono, l’unica base di partenza sono i 120mila in arretrato nelle coorti 2011-2015 calcolati dal ministero della Salute quando è stata approvata la legge. Di questi circa un terzo era già stato recuperato a ottobre 2017, e si può stimare che ancora circa 30mila non siano in regola. Difficilmente questi bambini non verranno riammessi a scuola. Ci sono Regioni che hanno una proroga perché hanno l’anagrafe vaccinale, altre che danno un appuntamento d’ufficio quando mandano la lettera di richiamo ai genitori. Come minimo ci dovrebbe essere un ultimo colloquio con la Asl prima di arrivare all’esclusione. I conti si potranno fare solo a giugno“.

I dati di alcune Regioni

La stima di trentamila bambini senza vaccino sarebbe comunque abbastanza aderente a quello che è emerso dai dati provvisori forniti dalle Regioni; spicca tra i luoghi a rischio l’Alto Adige, che possiede la percentuale di bambini non vaccinati più bassa d’Italia. La provincia autonoma secondo il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin rappresenterebbe “un grosso problema”, per la “grandissima diffidenza nei confronti delle vaccinazioni”.

Nel resto d’Italia, sarebbero 1200 i bambini a rischio in Piemonte, nel Veneto a febbraio erano 8800. Il numero di casi  lievita soprattutto nelle zone in cui sono più forti le opposizioni al vaccino obbligatorio.

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Ma anche la diffusione di questi dati ha portato una nuova ondata di polemiche, provocando contrasti feroci reazioni dalle associazioni più vicine alle famiglie. Il Codacons ha infatti presentato una diffida alle Aziende sanitarie di tutta Italia e un esposto a 104 Procure della Repubblica; lo scopo è quello di impedire la violazione dei diritti delle famigliee favorire la tutela dei dati sensibili dei più piccoli. Secondo il Codacons i dati dei bambini non vaccinati non possono e non devono essere comunicati dalle Asl alle scuole o ad altri soggetti; in caso contrario, i dirigenti sanitari si rendono responsabili di abusi punibili anche penalmente.

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